In un’intervista a “Il Giornale”, Alberto Brambilla, presidente del centro studi itinerari previdenziali, smonta la teoria, cara agli economisti progressisti e di sinistra, degli immigrati come “risorsa del paese”. Lo fa con i numeri alla mano, come ogni economista serio dovrebbe fare. “Soltanto per la sanità gli stranieri costano tra i 9 e i 12 miliardi di euro all’anno”. In Italia ogni clandestino ( circa 1 milione e mezzo) ha diritto alle prestazioni sanitarie, il costo medio annuo è di 1830 euro. A questo diritto si aggiunge quello di non essere nemmeno segnalato alle autorità di polizia per essere espulso.
“Il contributo degli stranieri all’Italia, sotto forma di tasse e contributi Inps è di 15 miliardi di euro annui, mentre la spesa sanitaria, previdenziale, scolastica, cui si aggiungono i costi per i salvataggi in mare, è di 25 miliardi di euro”.
C’è quindi un deficit di 10 miliardi di euro annui, di fatto il fardello sostenuto dagli italiani per l’immigrazione.
“Oltre due terzi di questi immigrati sono manodopera a bassissima professionalità. La gran parte di questi lavori sono destinati a essere sostituiti da macchine o robot. Se teniamo conto di tutto questo gli stranieri sono un peso per l’economia”.
Ai dati del professor Brambilla andrebbe aggiunta la voce di spesa relativa ai cosidetti profughi e richiedenti asilo, ( computati a parte rispetto alla voce “immigrazione”). Lo scorso anno l’Italia ha speso per essi, nel suo complesso, 5 miliardi di euro.