Il dato che fotografa con più precisione la realtà economica di Udine, il suo stato di salute, è la situazione occupazionale. Dal 2009 ad oggi sono stati bruciati 1401 posti di lavoro. Un dato impressionante se lo rapportiamo ad una città di 100000 abitanti. Quasi tutte le cessazioni di lavoro sono legate a lavori a “tempo determinato”, ampiamente diffusi nel mondo della grande distribuzione. Negli ultimi anni la giunta Honsell ha aperto in modo indiscriminato le porte della città alla grande distribuzione straniera. Grandi multinazionali del commercio come Carrefour, Despar e Lidl, hanno potuto ottenere spazi privilegiati in città. Queste grandi catene commerciali agiscono come le locuste di biblica memoria. Una volta impiantate, la potenza di fuoco che sono in grado di dispiegare, è tale da disintegrare centinaia di piccoli imprese, che nulla possono di fronte alla concorrenza di questi giganti. Il saldo tra i posti di lavoro “creati” e quelli persi a causa della chiusura delle piccole imprese locali, è sempre negativo. Ma l’effetto depressivo sull’economia cittadina che queste grandi catene si portano appresso, è legato anche al fatto che gli utili milionari realizzati sul nostro territorio vengono trasferiti alla “nazione madre”, ingrassando l’economia di quei paesi. Distruggendo il piccolo imprenditore udinese che faceva ricadere i frutti del suo lavoro sul nostro territorio, questi giganti commerciali stranieri agiscono come dei Cavalli di Troia. La responsabilità però e di chi ,stoltamente, gli ha aperto le porte.
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