Elezioni 2018: le prime impressioni

Condividi su:

Facebook
Twitter
Telegram
WhatsApp
Email

A scrutinio quasi ultimato ormai si possono già trarre le prime impressioni di questa tornata elettorale in Italia. Innegabile il successo di Lega e M5S, così come è palese il crollo della sinistra tutta. Ma andiamo per ordine.

Il Colonnello Bernacca direbbe che è un’Italia divisa in due, e non dal punto di vista climatico, ovviamente. Al nord il centrodestra ha ottenuto, pressoché ovunque la maggioranza delle preferenze, stesso risultato al sud per il MoVimento 5 Stelle. Due scelte che seppur molto diverse hanno alcuni punti in comune, a partire dall’Euroscetticismo, argomento che già di per sé dovrebbe far riflettere.
Entrambi i leader, in questa campagna elettorale basata più sul voto “contro quello e quest’altro” piuttosto che sul voto “a favore di questa proposta“, i due leader hanno saputo parlare alla pancia della gente. Da una parte Matteo Salvini, che dopo aver tolto il “Nord” dal simbolo del suo partito ha incentrato la propria campagna elettorale sul “prima gli italiani” e sulla”flat tax“, ottenendo come detto, un risultato straordinario, raddoppiando di fatto le preferenze ottenute nelle precedenti elezioni attestandosi a circa un 18% a livello nazionale, e oltre il 26% nel feudo lombardo e del triveneto (imponendosi qui come primo partito in assoluto).
Dall’altra parte Luigi Di Maio che con il “reddito di cittadinanza” e con la voglia di “abolire la casta” è di fatto il primo partito in Italia, votato da circa un italiano su tre ma che non gli è sufficiente per avere una maggioranza stabile con questa legge elettorale.

Molti addetti ai lavori iniziano ad ipotizzare una improbabile alleanza Lega/M5S, di fatto già in parte smentita dallo stesso leader del Carroccio che ribadisce che la squadra con la quale intende lavorare per garantire al nostro Paese un governo stabile è quella della coalizione di centrodestra. Non passa inosservato infatti che sarà la Lega a poter imporre la propria leadership, con Forza Italia per la prima volta seconda forza della coalizione attesatndosi ad un 14% (addirittura legegrmente sotto il dato degli ultimi sondaggi ufficiali), nonostante gli sforzi profusi da Silvio Berlusconi in questa campagna elettorale. Risultato, quello di Forza Italia, decisamente sotto le aspettative, e non solo perché tutti si aspettavamo che ancora una volta Berlusconi riuscisse nel suo tentativo di raggiungere l’ambito 40% con la coalizione, ma anche perché gli azzurri vivono un momento di declino in termini di preferenze a livello nazionale. Rimane al Cavaliere (nonostante le sue 81 primavere) il merito di aver saputo riunire e presentare un centrodestra coeso che però non va oltre il 38% scarso nonostante l’annuncio in extremis del nome di Antonio Tajani come premier (e, forse, a questo punto è un bene che rimanga a Bruxelles dove sta facendo un ottimo lavoro). Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni porta il classico e previsto 5% di preferenze, mentre Noi con l’Italia-UDC non va oltre un misero 1% abbondante.

Il terzo polo è quello del centrosinistra, dove il Partito Democratico crolla e si attesta a circa un 19% a livello nazionale, che con +Europa della Bonino (2,5%), Insieme (0,5%) e la Civica Popolare della Lorenzin (0,5%), non va oltre un 23% scarso. Alle ultime elezioni europee ricordiamo che lo stesso PD aveva oltre il doppio delle preferenze avendo ottenuto il record del 40%. Debacle, quella della sinistra, che non trova attenuanti nemmeno guardando il risultato di Liberi e Uguali che ottiene la metà di quanto sperava, dovendosi accontentare di un misero 3,5%. Ampiamente dimostrato che la strategia voluta dall’ex sindaco fiorentino è stata deficitaria sotto ogni punto di vista, dalle insulse lotte “antifasciste” alle fiabesche promesse elettorali, alle quali si sono sommate le dimostrate incoerenze degli ultimi anni culminate col fallimento del referendum costituzionale del dicembre 2016.
Prima del voto Matteo Renzi aveva confermato che sarebbe rimasto segretario del partito a prescindere dall’esito del voto, ma a questo punto le dimissioni sono decisamente una probabilità più che concreta. Aspetteremo la conferenza stampa delle 17:00 per capire quale strada prenderà il maggior partito della sinistra italiana.

Evento questo che, paradossalmente, potrebbe aprire scenari impensabili fino a poche ore fa: le dimissioni di Renzi infatti aprirebbero le porte ad una concreta ipotesi di alleanza tra il PD appunto ed i pentastellati. Scenario questo che avrebbe dell’assurdo a guardare il risultato elettorale.

A questo punto la palla passa a Mattarella che dopo aver terminato le consultazioni prenderà la decisione: o l’incarico ad uno dei due leader vincenti o un proseguimento con Gentiloni in attesa di un ritorno al voto in tempi brevi (tra l’autunno e l’inizio del 2019).

In Friuli Venezia Giulia si registra invece la totale vittoria della coalizione del centrodestra che ha vinto tutte le sfide nei collegi uninominali.

(Seguiranno aggiornamenti a scrutini terminati e a dati certi, con ulteriori riflessioni politiche nazionali e regionali nei prossimi giorni)

avatar

Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

Responsabile culturale dott. Stefano Salmè, nato a Udine, iscritto all’ordine dei giornalisti dal 2002. Collaboratori: dott.ssa Stefania Toffoli, prof.ssa Alessandra Pagnutti, Simonetta Vicario, Giulia Peres, Daniele Bulfone

Vuoi ricevere gli aggiornamenti in tempo reale?

Seguici la nostra pagina Facebook e attiva le notifiche.
Facebook
Twitter
LinkedIn
Telegram
WhatsApp
Email