Tutti sanno che l’uscita del ministro degli esteri austriaco, un giovincello trentenne, amato dai banchieri che gli hanno affidato il compito di prosciugare il partito liberalnazionale austriaco ( FPO), spostando il baricentro del partito democristiano austriaco OVP a destra, sia dettata dalle imminenti elezioni legislative, che si terranno a ottobre. Nonostante questo, la crudezza del linguaggio usato contro i migranti e contro l’Italia, richiama gli spettri del passato. Quel “teneteli a Lampedusa” richiama da un lato una certa cultura razzista, da sempre presente in una fetta importante della società austriaca e tedesca in generale. Il tono invece risente di quella mai sopita nostalgia imperiale che nutre risentimenti verso l’Italia. rea di aver abbattuto, proprio 100 anni fa, l’impero asburgico. Certo è, che queste dichiarazioni ricorrenti fanno a pugni con la retorica “europeista” tanto sbandierata dalle èlites europeee radical-chic e progressiste. L’Italia non solo è stata lasciata sola nella gestione di un fenomeno epocale come quello migratorio, ma sempre più ( e ancor di più dopo la brexit inglese) subisce il condizionamento del nuovo impero “pangermanico” che si è impadronito dell’Unione Europea.
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