Nessuno potrà mai contestare alla Serracchiani di scegliere sempre l’opzione più conveniente alla sua carriera politica. Da perfetta sconosciuta è riuscita ad emergere grazie ad un abile intervento all’assemblea dei circoli del PD il 21 marzo del 2009, quando era segretario Dario Franceschini. L’intervento fu fatto passare come una sorta di “rottamazione renziana ante litteram”. Grazie a quella consacrazione ottiene un plebiscito nelle elezioni europee del 2009. A Strasburgo risulta al 588 esimo posto in termini di presenze. Non ancora ultimato il suo mandato di deputato europeo, la Serracchiani si candida (con il paracadute quindi, se avesse perso avrebbe comunque mantenuto il suo seggio a Strasburgo) alle elezioni regionali del 2013. Dopo aver battuto il presidente uscente Renzo Tondo diventa quindi presidente della regione Friuli Venezia Giulia. Dopo essere precipitata al quartultimo posto nella graduatoria di gradimento dei presidenti di regione, annuncia la sua decisione di candidarsi a Roma, con la certezza di essere eletta (la nuova legge elettorale prevede liste bloccate, quindi certezze per i capilista dei grandi partiti). Qualcuno le rimprovera di scappare come Schettino sulla nave che affonda, ma lei fa spallucce. L’ugonotto Enrico IV di Francia, criticato per la cerimonia religiosa cattolica della sua incoronazione affermò “Parigi val bene una messa”. Parafrasando Enrico IV, la Serracchiani può legittimamente pensare che “un seggio a Roma val bene qualche critica dei friulani”.
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