Presepe: perdere la tradizione in nome di cosa?

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UDINE – La rappresentazione della nascita di Gesù è una tradizione di epoca medioevale tipicamente italiana. Si parla del presepe (o presepio) e delle sue raffigurazioni sin dai Vangeli di Marco e Luca, e tutti noi abbiamo sin da piccoli partecipato con curiosità e gioia alla costruzione domestica di questa rappresentazione. Proprio nella città medievale per eccellenza, Cividale del Friuli, vi sono almeno due presepi che spiccano per la loro bellezza, attirando turisti non solo dall’intera regione e da quelle confinanti ma anche dall’estero: il presepe delle Orsoline, composto da statuine lavorate artigianalmente nel ‘700 nel silenzio della clausura alle quali vengono attribuiti i nomi tipicamente friulani. Questo presepe è stato allestito nel suo ambiente originario, al di sotto del campanile della Chiesa di San Giovanni Battista, nel luogo dell’antica lavanderia delle Orsoline. L’altro presepe noto agli appassionati è quello posto nella forra vicina al Ponte del Diavolo, dove alla vigilia di Natale, come da tradizione, in collaborazione con gli arcieri ed i subacquei verrà “incendiato” il Natisone, dando vita così ad uno spettacolo di luci ed emozioni impareggiabile. Spettacolo appunto che da sempre attira nella città ducale centinaia di appassionati e di turisti.

Udine come risponde invece?

Paradossalmente il capoluogo friulano replica eliminando i propri caratteristici presepi. Non ci sono più i presepi in centro città, in piazza Libertà, in piazza Duomo… Semplicemente scomparsi. Molte le iniziative a riguardo, compresa quella dell’amico blogger Marco Belviso che assieme ad un gruppo di imprenditori locali si era offerto di regalarne uno all’amministrazione affinché potesse esporlo in Borgo Stazione. Offerta ignorata bellamente. Troviamo invece nella sala d’aspetto del Comune una raffigurazione di un minareto nella zona dedicata ai bambini…

Sentiamo ogni anno di polemiche riguardanti i presepi, in tutta Italia. Dai vandalismi alle raffigurazioni per così dire “innovative”, con gommoni, profughi eccetera. Quel tipo di polemiche le lasciamo volentieri ad altri siti.

Quello che ci lascia perplessi è semplicemente il fatto che, a parer nostro, conoscere le tradizioni può aiutare a far capire meglio a chi arriva, il posto in cui si trova. I dialetti, i piatti locali, le ricorrenze di un Paese son cose che, pur nascendo nel passato, saranno sempre le prime pagine del libro della nostra storia, il libro che racconta la nostra vita. Non è possibile capire e affrontare i cambiamenti della società senza essere in possesso di una certa “identità del territorio”, e proprio in nome di questo che non capiamo la “scusa” del rispetto per chi non la condivide. Se iniziamo a perdere la nostra memoria, in nome di un rispetto che, spesso, non è corrisposto e contraccambiato, dove si potrà mai andare a finire?

Dispiace notare come, ancora una volta, si sia persa l’occasione per dimostrare che integrazione non vuol dire avere paura, ma invece, secondo noi, dovrebbe essere dialogo e rispetto delle regole e delle tradizioni.

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

Responsabile culturale dott. Stefano Salmè, nato a Udine, iscritto all’ordine dei giornalisti dal 2002. Collaboratori: dott.ssa Stefania Toffoli, prof.ssa Alessandra Pagnutti, Simonetta Vicario, Giulia Peres, Daniele Bulfone

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