Camilla soffriva di una malattia autoimmune del sangue

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Camilla Canepa si era vaccinata in uno di quegli “Open day” che fanno rabbrividire per la leggerezza con cui le persone e in particolare i giovani, vengono fatti vaccinare come semplici numeri. Chi scrive ha fatto la sua bella prima dose di vaccino ( e già, esistono anche i pro-vax critici verso il sistema e che lottano per la libertà di scelta) e la cosiddetta anamnesi è consistita in poche domande, alle quali ho avuto difficoltà a rispondere nei trenta secondi che è durato il colloquio prima dell’inoculazione.

Difficile togliersi la sensazione che senza alcuna preventiva anamnesi oculata (che può essere fatta solo dal proprio medico di famiglia) le poche domande fatte in pochi secondi negli hub sparsi nella penisola, siano solo una foglia di fico psicologica utile al potere per far vedere di aver fatto “tutto il possibile”. La verità è che il “sistema” dà per scontato che sui “grandi numeri” un certo numero di vittime collaterali siano inevitabili.

Ma quando poi quelle “vittime collaterali” sono “tua figlia” le cose cambiano. Quello che è successo a Camilla diciottenne (che quindi ha deciso in autonomia di vaccinarsi) sarebbe o potrebbe capitare ad un bambino di 12 o 13 anni e la responsabilità in quel caso sarebbe dei genitori. Un rimorso straziante li accompagnerebbe per tutta la vita. Questo è il fine a cui ci stanno spingendo i nostri governanti, come un gregge da schiacciare psicologicamente.

Dalle prime indagini della Procura di Genova è emerso che Camilla soffriva di una piastrinopenia auto immune, in soldoni una carenza di piastrine. Come sia possibile che la scheda di Camilla non contenesse un’indicazione così fondamentale? Su questo si stanno concentrando le indagini, ma qualunque cosa emerga, la sensazione netta è quella di un sistema che non ammette freni nella “macchina vaccinale”, a costo di stritolare la vita di giovani ragazze come Camilla e pronto a chiedere che anche i bambini corrano questo rischio. Forse è il momento di dire con franchezza che abbiamo accettato tutto ma che non siamo disposti a rischiare la vita dei nostri figli.

Stefano Salmè

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

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