Demolita l’area a caldo della Ferriera di Servola. Usati 300 kg di dinamite

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E’ stata demolita l’area a caldo della Ferriera di Servola. Si conclude così un lungo iter durato decenni.

Nel dettaglio, la demolizione, con 300 kg di dinamite, 570 detonatori e più di mezzo kilometro di miccia detonante, ha fatto crollare ciò che resta della cokeria e la ciminiera.
La demolizione è iniziata nell’autunno 2020 dalle strutture metalliche dell’area a caldo.

I due altoforni, la cockeria, i gasometri e i nastri trasportatori sono stati smontati con demolitori, ruspe e grandi pinze oleodinamiche.

Da ultimo, ora, l’abbattimento con dinamite delle quattro strutture in cemento armato di maggiore dimensione e della ciminiera.

I detriti verranno parzialmente riutilizzati e riciclati sul posto per realizzare i piazzali della nuova struttura intermodale.

Una volta completata la demolizione delle altre strutture di minore dimensione, verranno invece conservate le due strutture cilindriche (dette Cowper) del 1918 in cui veniva preriscaldata
l’aria a circa 1.100 gradi prima di essere iniettata nell’altoforno per la produzione della colata di ghisa.

In base al documento sono previsti la bonifica e lo sviluppo delle aree dell’area a caldo per una superficie pari a 25 ettari.
Nell’area della Ferriera sono previsti la creazione di un polo logistico e l’avvio di un’attività di riconversione industriale con la realizzazione di una piattaforma logistica integrata, che
prevede un nuovo snodo ferroviario e l’ampliamento della banchina portuale.

Lo sviluppo, progettato e realizzato interamente da Icop, si inserisce in un più ampio piano di valorizzazione dell’area “Sud” del Porto di Trieste con interventi pubblici finanziati anche attraverso fondi del Pnrr.

Secondo l’accordo, gli anni previsti per la riconversione sono cinque, suddivisi in tre fasi. Saranno sviluppati il raccordo ferroviario della stazione di Servola, che potrà accogliere treni
completi da 750 metri, e il collegamento autostradale diretto con la grande viabilità, le basi per il successivo avvio dei lavori del Molo VIII, previsto dal Piano regolatore portuale approvato nel 2016.

Si tratta di un ulteriore investimento di oltre 400 milioni di euro, che rappresenterà uno degli sbocchi di lavoro più importanti per il territorio del Friuli Venezia Giulia, dando lavoro a circa 500 addetti.

Per lo sviluppo c’è grande interesse di investitori nazionali e internazionali.

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Il Giornale di Udine

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