Il Consiglio comunale di Udine di ieri sera ha sancito la resa senza condizioni di Udine e del Friuli all’egemonia dei poteri forti di Trieste (che sono evidentemente cosa diversa rispetto alla città ed ai comuni cittadini). L’ennesimo capitolo delle tante promesse elettorali tradite, l’ennesimo capitolo di una politica che si esaurisce in annunci e comunicati stampa.
Friuli Innovazione viene assoggettata ad Area Science Park Trieste, che nominerà l’amministratore della realtà friulana. Tutto questo avviene con l’accondiscendenza del centrodestra udinese che, privo di leadership, è costretto ad accettare i voleri del governatore triestino e della sua assessora Rosolen.
Un pezzo importante del futuro del Friuli è stato svenduto senza condizioni. Le stesse affermazioni del sindaco laddove “auspica che l’Istituto di genomica applicata, dove si producono le barbatelle più resistenti per le viti, resti negli spazi di Friuli Innovazione”, colpiscono per la sensazione di impotenza politica che traspare.
I fautori dell’annessione a Trieste, sostengono che “scienza e ricerca non conoscono confini”. Affermazione condivisibile che però poco ci azzecca con la questione della cosiddetta “governance”.
Le aree di ricerca della nostra regione potevano tranquillamente integrarsi scegliendo un modello di collaborazione “reticolare”, innovativo e moderno. Modello che viene sempre più applicato in tutto il mondo. La regione a trazione triestina ha preferito invece il tradizionale modello “verticale”, affidando il “comando” del nuovo “network” regionale ad Area Science Park Trieste.
L’intera organizzazione della ricerca regionale è ora saldamente nelle mani di Trieste. Ai friulani come ha rivendicato il sindaco friulanista Fontanini, rimarranno, forse, le barbatelle. Viva le barbatelle!
Stefano Salmè