Green pass e riconoscimento facciale. Udine punta a un sistema di sorveglianza “cinese”

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Per una volta l’amministrazione comunale udinese è nel “gruppo di testa” di alcune amministrazioni “pioniere”. Peccato che lo sia non per meriti amministravi, ma per l’intenzione di entrare nella lista di quei comuni (per adesso pochi ma sono in aumento) intenzionati a costruire un sistema di sorveglianza di massa, nel migliore dei casi del tutto simile alla profezia orwelliana, nel peggiore paragonabile a quello in vigore nel regime cinese.

Il sistema di video-sorveglianza gestito dalla Polizia Locale già monitora settantatrè punti considerati “critici”, nove luoghi esterni alle scuole e tutti i viali di accesso alla città. Tutte le entrate della città sono monitorati con un sistema di controllo delle targhe in grado di verificare la copertura assicurativa e il rinnovo della revisione. Un sistema quindi ampio, che l’amministrazione Fontanini vorrebbe implementare con ulteriori sessantasette impianti di videosorveglianza capaci di identificare le persone attraverso il loro riconoscimento facciale. Tutto ciò ovviamente in barba ai regolamenti sulla privacy, nazionali ed europei, in analogia con il famigerato Green Pass, anch’esso in evidente contraddizione con la Costituzione italiana e con il regolamento europeo che vieta discriminazioni.

L’assessore con banale candore afferma che “mi chiedo cosa dovrebbe temere una persona che si comporta bene?”.

Per quanto ci riguarda la preoccupazione maggiore (seppur da tenere in considerazione) di questo nuovo incombente “Grande Fratello” non è l’utilizzo scontato volto a taglieggiare i cittadini, quanto l’utilizzo che potrà essere fatto partendo dal precedente già vissuto. Noi non abbiamo dimenticato l’utilizzo dei droni, in dotazione alla Polizia Locale, nei parchi cittadini, per “pizzicare” i runner o le giovani coppie che “osavano” trasgredire le incostituzionali misure per costringere gli italiani al rispetto degli “arresti domiciliari”, del “lockdown”, del “coprifuoco”.

Dall’alto di un paternalismo insopportabile, negli ultimi due anni, la classe politica italiana, sventolando la mistificatoria necessità di tutelare la salute collettiva, ha sospeso le principali libertà costituzionali. Oggi, il governo cittadino, con la stessa tecnica di manipolazione, sulla base di una presunta sicurezza collettiva, vorrebbe traghettarci in una sorta di Matrix cittadina.

Nonostante le enormi risorse spese dall’amministrazione Fontanini, la questione sicurezza continua a rimanere insoluta all’ordine del giorno del dibattito cittadino. Una parte consistente del bilancio cittadino, che poteva, che doveva essere usato a pro di famiglie e di piccole imprese, per attutire lo shock economico provocato dalla pandemia, è stato impiegato per acquisti legati al tema della sicurezza. In realtà i soldi dei contribuenti sono serviti solamente a scopi di propaganda politica e a soddisfare le richieste di poche e precise aziende del settore.

Ci saranno inevitabilmente ancora molti cittadini che crederanno all’inganno, o che accetteranno consapevolmente la perdita della propria libertà e della propria riservatezza, a fonte della promessa (falsa e illusoria) di una maggiore sicurezza. La libertà per molte persone è un peso, atteso che l’altra faccia della Dea romana “Libertas” è la responsabilità individuale, che può anche spaventare.

Ma negli ultimi mesi in Italia (e anche nella nostra città) è aumentato il numero dei cittadini che si sta risvegliando dal torpore e che comincia a comprendere che tutte quelle magnifiche conquiste legate alle libertà individuali sono in pericolo. La libertà non è affatto retorica, è l’ossigeno di ogni persona sana. Il virus da cui dobbiamo guarire, vinta la pandemia, è quello contro la corruzione dei partiti che ci malgovernano.

Dott. Stefano Salmè

 

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

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