Il Green Pass rimarrà per sempre. Ecco le prove

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Prima di intraprendere la strada del ragionamento, è meglio sgomberare i dubbi delle “tifoserie”, prontissime a catalogare le persone, evitando in tal modo la fatica di pensare e di confrontarsi: lo scrivente ha deciso liberamente di vaccinarsi, valutando, per quel che era possibile, il cosiddetto rapporto rischio-beneficio. L’ha fatto (a maggio ben prima del ricatto del Green Pass) in primo luogo per proteggere la sua famiglia, in secundis per se stesso e infine per la sua comunità nazionale.
Completato il ciclo vaccinale non mi sono affatto iscritto al “partito pro-vax”, né in quello dei “no-vax”, ma ho cercato, come ogni cittadino dovrebbe fare e ancor di più un giornalista, di mantenere il pensiero critico sulle tante incongruenze e menzogne che questa pandemia ci ha riservato.
Sin dall’inizio (o quasi) dell’epidemia, o meglio delle restrizioni che seguirono, compresi le enormi conseguenze future dell’esperimento sociale, a cui, piaccia o meno sentirselo dire, partecipiamo come cavie. Decine di milioni di cittadini italiani sono stati privati delle principali libertà costituzionali senza che nessuno organo costituzionale intervenisse. Le flebili voci di critica al governo e ai televirologi che impazzavano sui massmedia, sono state sottoposte a una gogna mediatica senza mai un reale contradditorio. La tattica usata per gli “eretici” rispetto ai dogmi imposti dal politicamente corretto, era sempre la stessa: ridicolizzarne gli argomenti ed etichettarli in senso spregiativo, riducendoli a livello sociale a dei minus habens.
Il pericolo per il futuro saranno proprio tutte quelle consuetudini e quegli strumenti giuridici che, a causa della pandemia, o con la scusa della pandemia, sono stati creati. Strumenti emergenziali, “leggi eccezionali” che, anche una volta finita l’epidemia, rimarranno sul campo a limitare le nostre libertà e a minare le fondamenta della nostra democrazia. Questo pericolo è stato avvertito dai due più grandi filosofi italiani, Massimo Cacciari e Giorgio Agamben.
E’ questo il caso del cosidetto “Green Pass”, che già nell’appellattivo ambientalista richiama istintivamente alla truffa. Il “lasciapassare sanitario”, voluto dall’Unione Europea per continuare a garantire la circolazione dei cittadini europei nel continente, è uno di quei strumenti “eccezionali” nati con il Covid che, sull’onda della tragedia e della stanchezza psicologica della popolazione, è stato supinamente accettato da quasi tutto l’arco costituzionale delle forze politiche e accolto entusiasticamente da tutto il sistema dei massmedia politicamente corretti.
L’evidente discriminazione per i non vaccinati è stata ribaltata con argomenti che fanno a pugni con la logica. I danni economici alle piccole imprese derubricati a “dettagli” che saranno superati. Ma il punto vero della questione è che i cittadini credono al fatto che questo strumento “eccezionale” finirà nel dimenticatoio non appena sarà sancito il ritorno alla normalità. La verità che invece deve essere raccontata è che le élites politiche ed economiche globali (e tra queste in primis le Big Pharma e le Big Tech) stanno sfruttando la pandemia per imporre strumenti di controllo invasivi che rimarranno permanenti. Uno di questi è esattamente il Green Pass.
In linea generale uno “strumento eccezionale” dovrebbe decadere appena si dichiara conclusa “l’emergenza”. Ma, a questo proposito, cosa prevede il governo europeo sulla durata del Green Pass? La Commissione Europea ritiene che gli articoli attuativi del “Certificato Covid 19” “debbano essere sospesi tramite un atto delegato una volta che l’Oms abbia dichiarato la fine della pandemia di Covid-19. Al tempo stesso, la loro applicazione dovrebbe riprendere, in virtù di un atto delegato, qualora l’Oms dichiari un’altra pandemia dovuta alla diffusione del SARS-CoV-2, a una sua variante, o a malattie infettive simili con un potenziale epidemico”.
Il “Green Pass” che ha avuto la sua genesi a livello europeo, rimarrà quindi pienamente operativo fino a che “l’Organizzazione Mondiale della Sanità non abbia dichiarato la fine della pandemia di Covid 19″. Il destino degli italiani, degli europei, nei prossimi anni, sarà quindi vincolato alla decisione dell’OMS, un organo privo di rappresentatività democratica e, purtroppo, assai incline a soddisfare le esigenze dei suoi finanziatori (vedi Cina o le grandi multinazionali delle Big Pharma occidentali). I leader dei G7 si sono impegnati a favorire la vaccinazione in tutto il mondo entro il 2022, ma la maggior parte degli esperti è propensa a ritenere che il risultato sarà conseguito solo nel 2023. Fino a quella data l’OMS non dichiarerà conclusa la pandemia. Questo è il cappio al collo che la Commissione Europea ha messo agli italiani e a tutti i cittadini europei.
Ma se la questione si limitasse a questo, vi sarebbe comunque una fine: invece è la stessa Commissione a chiarire bene che la “schiavitù” del certificato verde sarà “per sempre”: la fine della pandemia infatti sospenderebbe soltanto gli articoli che rendono operativo il regolamento del certificato verde, lasciando in vigore il Green Pass, qualora l’Oms dichiari un’altra pandemia dovuta alla diffusione del SARS-CoV-2, a una sua variante, o a malattie infettive simili con un potenziale epidemico”.
Chiaro no? Basterà la comparsa della “variante Himalayana” o “finnica” perchè il Green Pass ritorni immediatamente operativo con una procedura d’urgenza attivata dalla Commissione Europea. Ma la tecnocratica (e non eletta) Commissione Europea dimostra doti di preveggenza e utilizzando un regolamento ad hoc per il Covid 19, inserisce anche la possibilità di ripristinare il regolamento sospeso nel caso comparissero malattie infettive simili (al Covid) con un potenziale epidemico.
Il governo europeo prevede già future e prossime pandemie e utilizza l’occasione del Covid per appiopparci quello che è, de facto e de iure, un vero e proprio passaporto sanitario internazionale. L’intento tra l’altro è proprio questo, l’ambito europeo del Green Pass sarà esteso a tutto il mondo, come viene scritto a chiare lettere nel regolamento europeo: “qualora, in caso di comparsa di nuovi dati scientifici o per garantire l’interoperabilità con le norme e i sistemi  tecnologici internazionali, motivi imperativi d’urgenza lo richiedano, agli atti delegati adottati ai sensi del presente articolo  si applica la procedura di cui all’articolo 13“.
Le norme europee e i sistemi tecnologici legati al Green Pass verranno quindi “armonizzati” con quello che si deciderà a livello globale. Il Green Pass quindi, prima o dopo, (dipende anche dalla forza delle reazioni dei popoli) ci dovrà accompagnare nei viaggi internazionali.
Interessante in conclusione notare che tutte le decisioni che verranno prese, saranno adottate dalla Commissione Europea con “atti delegati”, per intenderci senza previo consenso nè del Parlamento europeo nè dei governi nazionali. Il regolamento dell’Unione Europea che istituisce il “Certificato Covid”, al suo articolo 12 stabilisce infatto che “il potere di adottare atti delegati è conferito alla Commissione”.
L’articolo 13 dello stesso regolamento prevede addirittura una “procedura d’urgenza” che renderebbe immediatamente esecutivi gli atti delegati della Commissione Europea: “gli atti delegati adottati ai sensi del presente articolo entrano in vigore immediatamente e si applicano finché non siano sollevate obiezioni conformemente al paragrafo 2. La notifica di un atto delegato al Parlamento europeo e al  Consiglio illustra i motivi del ricorso alla procedura d’urgenza”.
Vero che la norma prevede la possibilità del Parlamento europeo e del Consiglio dei capi di stato e di governo, di obiettare alle decisioni assunte dal governo europeo, ma già i latini sapevano che “canis canem non est” (cane non morde cane).
Il Green Pass è destinato a diventare il simbolo della dittatura digitale e sanitaria. Sarà ovviamente modulato sulla base delle differenti culture dei popoli e delle differenti reazioni che questi avranno. La sua duttilità consentirà ai governi di modificarlo secondo il momento e le esigenze. Come per il contante si tenterà di eliminare la sua componente “cartacea”, in modo da rendere lo smatphone una protesi dell’uomo, pena l’esclusione dalla vita sociale. Avendo la “memoria” di tutta la vita sociale dei cittadini esso potrebbe anche essere utilizzato per fini fiscali, nel caso il “tenore di vita” dei possessori del certificato verde fosse incogruente con le loro dichiarazioni dei redditi. Come già accade a Singapore (non per il Green Pass) il certificato verde potrebbe addirittura essere modulato sulla base del “comportamento sociale”. Una sorta di “patente a punti” che dispensa un maggiore o minore grado di libertà.
Se questo sarà (e la speranza è che questo non accada per la giusta reazione dei cittadini) ci possiamo sorprendere che a capo del governo italiano, proprio in questo momento, ci sia il tecnocrate Mario Draghi?
Dott. Stefano Salmè

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

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