Il Comitato “Costituzione in Azione”, protagonista delle proteste degli ultimi due anni nella piazza udinese, aveva trasmesso alla Questura di Udine l’intenzione di manifestare in piazza Libertà nella giornata di oggi. La scelta era chiara, ritornare nella piazza “simbolo” del dissenso, per ricordare il diritto costituzionale al lavoro, sacrificato in nome delle presunte o reali, a seconda delle opinioni, esigenze sanitarie.
Da dicembre dello scorso anno, in via sperimentale, su iniziativa del sindaco di Udine, piazza Libertà era stata preclusa alle manifestazioni di protesta. Il periodo di “censura” doveva terminare il 10 di gennaio, ma evidentemente la deriva liberticida non si è esaurita.
Dopo le celebrazioni del 25 aprile che hanno raccolto tra le 2 e le 3 mila persone in piazza Libertà, per la richiesta del Comitato “Costituzione in Azione” sembravano esserci tutti i presupposti per un ritorno nella piazza pubblica per eccellenza della città.
Invece la Questura ha nuovamente negato questo diritto, senza trovare un solo motivo di ordine pubblico che giustificasse questa sua decisione:
Questo il commento del Comitato alla decisione di Questura e Prefetto: