Il presidente dei biologi italiani: “Il Covid 19 italiano non viene dalla Cina, è un virus padano”

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Le dichiarazioni di Vincenzo D’Anna, Presidente dell’Ordine dei biologi, stanno scuotendo il dibattito della giornata. Seppur sia lo stesso D’Anna ad affermare che si tratti solo di un’ipotesi da approfondire, le sue dichiarazioni sono destinate a scatenare un enorme polverone mediatico e scientifico. D’Anna nella sua pagina facebook afferma che: “Le statistiche epidemiologiche dicono, comunque, che la morbilità del Covid-19 è bassa, che la popolazione europea è geneticamente molto refrattaria a questo tipo di corona virus, che i morti , poche unità, sono vecchi, malati gravi e cronici in una percentuale sotto l’1%, dei contagiati totali, in una popolazione che per la cosiddetta comune influenza, ha visto morire circa ventimila persone. Ecco allora un nuovo colpo di scena destinato a rendere ridicoli sia il panico che il caos sociale ed economico provocato dal nuovo Coronavirus: l’equipe del laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano ha isolato un nuovo ceppo del Covid-19 detto “italiano”. Ebbene, sembra che tale virus sia domestico e non abbia cioè alcunché da spartire con quello cinese proveniente dai pipistrelli. Un virus padano, per dirla tutta, esistente negli animali allevati nelle terre ultra concimate con fanghi industriali del Nord!! Ecco spiegato perché nelle altre regioni il virus latita, come già noto in letteratura (vedi Wu et al. Cell Host & Microbe doi:10.2016 j.chom.2020.02.001,2020). Insomma i contagi sarebbero due: uno pandemico a diffusione lenta attraverso i viaggi degli infettati, e l’altro locale. Quest’ultimo poco più che un virus para-influenzale, di nessuna nocività mortale se non per la solita parte “a rischio” della popolazione”. Vincenzo D’Anna chiosa il suo intervento definendo l’emergenza che stiamo vivendo come ” una delle più grandi cantonate che la politica italiana ha preso, nel solco di quella approssimazione che la caratterizza tutti i giorni. Ne escono male le istituzioni sanitarie statali troppi asservite al conformismo, il silenzio di migliaia di scienziati, ricercatori ed accademici”.

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Il Giornale di Udine

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