Il Prof. Mario Gregori sulla sospensione dei colleghi: “un diritto perso lo è per sempre”

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Sono un collega delle persone sospese dal lavoro dall’Universita’ di Udine per non “aver adempiuto all’obbligo vaccinale”, come preannunciato qualche giorno fa dai quotidiani locali: in prima pagina e con titolo a sette colonne. Come loro ho scelto di non sottopormi all’obbligo vaccinale. C’è chi, tra i sospesi ed i non, lo ha fatto per fondate paure per la salute, dato il proprio stato sanitario; c’è chi, visti l’eta’ e la condizione fisica, ha considerato un rapporto tra benefici e rischi del “vaccino” sfavorevole; c’è chi, indeciso, ha reagito con un rifiuto all’imposizione di forza.

A differenza dei sospesi sono uno dei “fortunati”, che, dalla riffa dei contagi, ha estratto il numero giusto: positivo al tampone ho attraversato la malattia. Come tanti, chi con maggiore difficoltà, chi in forma quasi asintomatica. Ma non sono deceduto o finito ad intasare le terapie intensive; come decine di migliaia di altri contagiati, che, sostenuti da rapporti “paraclandestini” con medici i quali non hanno smesso di svolgere il loro lavoro in scienza e coscienza (ed a loro infiniti ringraziamenti), ne son venuti fuori in questi due anni. Attraversando anche momenti grottescamente tragici, con messaggini telefonici giocati tra “sinceri auguri” e “mi regali un fazzoletto usato?”

Folli? No. Difronte all’alternativa del diavolo tra l’ammalarsi e l’impossibilità di continuare a portare il pane in casa, madri e padri di famiglia hanno affrontato con paura ed apprensione la prima possibilità. Folli, piuttosto, chi ha imposto tale alternativa del diavolo, o l’ha ignorata (tanto non mi riguarda), se non l’ha applaudita e chiesto sanzioni ancora più severe.

Si coglie in simili atteggiamenti, comuni a decine di milioni di italiani, una sorta di morte dell’umanità nelle persone. O almeno di quella parte della stessa che rende piacevoli, o, ameno, sopportabili le relazioni interpersonali: la capacità di ragionare e di discutere, l’empatia che genera dispiacere personale nel vedere le sofferenze altrui. Sono scomparse per lasciare spazio solo ad un’isterica rabbia, in cui si scaricano le paure, i dubbi e le tensioni accumulate in due anni di bombardamenti di informazione ansiogena e falsa.

E’ un paragone che non piace quello con il Regio Decreto n.1.380/1938 (anno XVI E.F.) che sospendeva dal servizio “gli insegnanti di razza ebraica”. Eppure, nonostante alcune differenze (Regno/Repubblica, Mussolini/Draghi, ebrei/freevax) esiste una sostanziale somiglianza, anche linguistica, tra lo stesso e quello cha ha sospeso i colleghi. Inutile aprire le cateratte ad un’offesa retorica: i fatti son fatti. E, come affermava Bulgakov: i fatti sono testardi, rimangono.

Una tale situazione è il punto di arrivo di una campagna mediatica biennale a rete unificate che ha dipinto milioni di “gente come noi” quali “untori”, “terrapiattisti” e “complottisti”, per restare nei termini più urbani.

“Untori”: la tesi estiva del presidente della Regione, secondo cui l’eccesso di contagi a Trieste è dovuto ai cortei “novax”. Si è preoccupato di smontarla il virus stesso che, nonostante la trionfale campagna vaccinale, ha causato più decessi e ricoveri nell’estate 2021, rispetto a quella del 2020, quando di “vaccino” non se ne vedeva neppure l‘ombra. O nei primo mesi del 2022, in cui il numero di “vaccinati” raggiunge proporzioni “bulgare”, mentre quello dei decessi si sta allineando ai dati del 2021 ed i contagi sono sette/otto volte maggiori degli stessi mesi dell’anno precedente, quando si cominciava a “vaccinare”.

“Terrapiattisti”: una simile evoluzione l’avevamo prevista già a luglio: mentre il presidente del Consiglio affermava stentoreo che chi non si vaccina uccide, noi, riprendendo le affermazioni di Fauci (che non è certo una campione dei “freevax”), ripetevamo che anche i “vaccinati” si contagiano e contagiano. Le sbertucciate terapie domiciliari precoci, che ci hanno tenuti lontani dagli ospedali: confrontatele con le recenti prescrizioni delle USCA, che, neppure loro, se la sentono più di seguire il diktat della “tachipirina e vigile attesa”. I focus nuovi sono due: Gli effetti avversi del “vaccino”: i giornali sono pieni di “morti improvvise e “decessi nel sonno”; ognuno di noi ha un amico o un parente che “non è stato bene” dopo il “vaccino”. Se non bastasse, son da guardare le statistiche di EuroMoMo, l’istituto europeo che raccoglie i dati sulla mortalità europea, che certifica un eccesso di mortalità nel 2021 superiore a quello del 2020; o l’ultimo rapporto dell’ISS che, nonostante le antiscientifiche e riduttive modalità di rilevazione, non può non registrare effetti avversi, anche mortali, correlati al vaccino. Il secondo è l’immunodeficienza acquisita da vaccino. Prima di fare la quarta dose, sarebbe ragionevole guardare quello che sta succedendo in Israele, in cui la stan già facendo.

“Complottisti”: il green pass, lo strumento per “ritrovarsi tra persone sicure” (copyright sempre di Draghi), si è rivelato un fallimento esemplare nel prevenire i contagi. Oltre a ciò, è anticostituzionale, viola le norme europee ed una serie di trattati internazionali. E’ stupido: cosa serve il “vaccino” contro una variante del virus che lo “buca” quando e come vuole? Eppure rimane. A che scopo?

Vale a “tempo indeterminato”: che non vuol dire “per sempre”, ma “fino quando”. Quando? Quando, probabilmente il prossimo autunno, verrà imposta una nuova campagna vaccinale. Dubbi? La Commissione Europea intende proporre una sua proroga fino al 2023. Fatta l’abitudine, sarà per sempre. E non solo per pseudo fini sanitari: se rimarrà, sarà impiegabile per condizionare ogni comportamento. Non hai pagato la multa per divieto di sosta: non entri al cinema; non sei riuscito a pagare le tasse: ti blocco il conto corrente. Una società autoritaria in cui, come nel caso della sospensione dal lavoro dei “non vaccinati”, chiunque potrà essere ricattato ingiustificatamente ed ingiustamente. Ma decine di milioni di concittadini, l’hanno accolto con entusiasmo, accettando che i loro diritti costituzionali di movimento, incontro e lavoro fossero subordinati all’esecuzione di un’imposizione. Cioè che dei diritti fondamentali diventassero gentili concessioni. Ed un diritto perso, lo è per sempre.

I miei colleghi sospesi hanno deciso di dire no a tutto ciò. E come loro, almeno un altro milione di connazionali. Lo hanno fatto convinti che quando lo Stato impone una legge ingiusta, la disobbedienza civile è un diritto ed un dovere dei cittadini, come Aldo Moro volle fosse scritto nelle minute della Costituzione.

Grazie a tutti loro per tale disobbedienza civile, che difende la libertà e la dignità di ognuno.

 

Prof. Mario Gregori

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

Responsabile culturale dott. Stefano Salmè, nato a Udine, iscritto all’ordine dei giornalisti dal 2002. Collaboratori: dott.ssa Stefania Toffoli, prof.ssa Alessandra Pagnutti, Simonetta Vicario, Dott.ssa Irene Giurovich, Giulia Peres, Daniele Bulfone

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