Il vecchio e la ragazza

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Buon inizio settimana,

ho scritto questo racconto tanti anni fa, parla di un incontro tra due persone che si sorridono, si fidano e si raccontano uno all’altra.

Vite vissute, esperienze, sofferenze e gioie.

Stare in ascolto dell’altro, entrare in empatia e percepire la sua anima dietro ogni parola.

La vita è anche sapersi aprire agli altri e donare parti di noi, condividere e sostenersi.

C’era una volta un vecchietto dall’aria buffa che si divertiva a passare il suo tempo seduto sulla panchina di una fermata dell’autobus.

Guardava la gente scendere e salire, sceglieva una persona fra le tante, leggeva il suo sguardo, il suo passo, veloce o lento, i suoi abiti e la vedeva svanire pian piano; quando scompariva del tutto, s’inventava una storia su di lei.

Un giorno sono scesa io dall’autobus, -“Come no Leonardo, cosa? Improbabile? Ma ascolta, erano anni che non prendevo l’autobus, ma quella volta papà aveva preso la mia macchina perché la sua, come al solito, era dal meccanico per qualche piccolezza da un milione di dollari; e avevo quindi deciso di ricorrere a quel mezzo.

E’ stato un viaggio nel tempo e nei ricordi dei più belli degli ultimi anni. Non prendevo il bus da quando avevo diciassette anni e andavo a ballare la domenica pomeriggio.”-

Allora, stavo dicendo, dopo un viaggio di circa venti minuti sono arrivata a destinazione e sono scesa proprio di fronte a quella panchina.

Lui mi ha guardata, dapprima con discrezione, poi con insistenza, io ho pensato “il solito vecchio porco”, ma poi l’ho osservato e aveva l’aria dolce e buffa insieme e mi ha ispirato simpatia.

Gli ho sorriso, lui ha ricambiato e ci siamo dati la buona sera.

Io ho proseguito esitante il mio cammino, con lentezza, quasi pentita di non essermi fermata a parlare con quel vecchio solo.

Quante volte avevo pensato di chiedere alle persone anziane che incontravo: ”Mi scusi signore, mi potrebbe raccontare la sua vita? Quali sono le cose importanti che le sono capitate? E’ vissuto veramente o è solo esistito?”

E ora perché non lo facevo? Perché no Leonardo? Al limite mi avrebbe dato della pazza e mi avrebbe detto di farmi gli affari miei, sai che novità?

Così mi sono fermata, ho fatto dietrofront e mi sono seduta accanto a lui.

Lui non aveva smesso di osservarmi e aveva già iniziato a creare la mia storia.

E’ rimasto stupito, era la prima volta che uno dei suoi personaggi non svaniva, ma gli si sedeva accanto e diventava reale.

Io non sapevo come iniziare e gli ho sorriso di nuovo. E’ stato lui a parlare per primo.

“Brutta giornata, vero? Il cielo si è annuvolato e piove da mezz’ora, la pioggia scende lenta e leggera come neve, ma subito smetterà e allora sarà stupendo respirare il profumo della terra bagnata, della natura”.

Io pensavo esattamente le stesse cose e gli ho risposto “Sì è vero, è proprio così”.

E’ stato come se avessi incontrato un vecchio amico dopo anni di silenzio e alla prima parola entrare di nuovo, subito in empatia, capire che il tempo è relativo.

Fine prima parte

Simonetta Vicario

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

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