In arrivo la terza dose. E’ la prova che non si conoscono effetti e conseguenze dei vaccini

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Quando decisi di vaccinarmi mi fu spiegato che per completare il ciclo vaccinale avrei dovuto sottopormi a due inoculazioni, con un intervallo di un mese tra la prima e la seconda.

Gli studi, ma potremmo dire genericamente la “scienza”, come amano ripetere le persone che non vogliono avere il fardello di una propria opinione, qualche mese fa affermava quindi che con due dosi era garantita la piena efficacia del siero.

A dire il vero già allora la Gran Bretagna seguì una propria strada nazionale e privilegiò l’opzione di una prima dose unica per tutti, nonostante che tutti i vaccini (tranne il Johnson) siano stati “tarati” su una doppia dose.

Ma se ieri il ministro della Salute Speranza ha annunciato che la somministrazione della terza dose è già prevista per il mese di settembre, almeno per alcune categorie di persone “fragili”, sono i paesi che hanno iniziato la campagna vaccinale per primi a indicarci il futuro.

Il capo epidemiologo del governo israeliano, Salman Zarka, ha ammesso che ci sarà bisogno anche della quarta dose: “Dato che Sars-CoV-2 è qui con noi e continuerà ad esserci, dobbiamo prepararci alla quarta dose. Questa sarà la nostra vita d’ora in avanti, a ondate. Per la diminuzione d’efficacia dei vaccini e il calo degli anticorpi ogni pochi mesi, una o due volte l’anno avremmo bisogno di richiami contro il Covid”.

Il nuovo ciclo vaccinale in Israele è cominciato il primo di agosto. E’ su base volontaria ed è dedicato agli over 60 che siano immunizzati da almeno 5 mesi.

E nonostante l’EMA (l’ente europeo che autorizza la commercializzazione dei farmaci nell’Unione Europea) abbia sottolineato che al momento “è troppo presto per confermare se e quando ci sarà bisogno di una dose di richiamo perchè non ci sono ancora abbastanza dati dalle campagna vaccinali“, molti stati sono decisi a perseguire questa strada già da questo mese. E’ il caso della Gran Bretagna, della Germania  e degli Stati Uniti.

L’Occidente ha quindi sostanzialmente già deciso di intraprendere questa strada, nonostante che l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo abbia sconsigliato. Il capo scienziato dell’OMS, Soumya Swaminathan, ha dichiarato che “al momento i dati non indicano il bsiogno della terza dose”.

Insomma il mondo come sempre e diremmo noi giustamente, si muove in ordine sparso, seguendo quelle che sono le inclinazioni nazionali, la gerarchia delle nazioni e le possibilità tecniche di ogni Stato.

Ma sono proprio i diversi piani nazionali messi in campo per fronteggiare la pandemia, a provarci che non esiste affatto una ricetta unica basata sulla “scienza” e che questa quasi sempre viene piegata agli interessi dei governi e delle multinazionali.

La stessa “scienza” ha dimostrato di avere opinioni diverse e in alcuni casi opposte sulle soluzioni da offrire. E’ un fatto del tutto normale, non essendo la medicina una “scienza esatta”. Gli stessi protagonisti (scienziati e ricercatori) sono pur sempre uomini e donne, con le proprie visioni, le proprie ambizioni (spesso se non sempre in competizione), i propri interessi, le proprie vanità. E non si può negare il fatto oggettivo che scienziati e medici,  siano come tutti gli altri uomini, potenzialmente corruttibili. E’ la natura dell’uomo e negarlo sarebbe stupido.

Il cambio di paradigma sulla terza dose (con il quarto richiamo che entra già nel dibattito) dimostra pienamente che le case produttrici non erano a conoscenza della durata di protezione che il vaccino garantiva. I paesi che hanno fatto da apripista sulla campagna vaccinale hanno oggi fornito questi dati fondamentali, scoprendo che l’efficacia del siero garantisce circa sei mesi di piena efficacia  e di conseguenza hanno dato inizio al richiamo vaccinale con la terza dose.

Il vaccino lo si sta quindi “testando” direttamente sul “terreno”, o per meglio dire, sulle persone.

Questi adattamenti confermano però che né le case produttrici né le autorità regolatorie, conoscono fino in fondo gli effetti e le conseguenze dei vaccini. Gli stessi argomenti che da oggi i nostri governanti utilizzeranno per convincere (anche se in Italia si privilegia l’uso del bastone sulla carota del convincimento) i cittadini a sottoporsi alla terza dose, provano che i sieri siano, di fatto, (ma anche di diritto perlomeno in Europa) ancora sperimentali.

C’è qualcuno in Italia, cum grano salis, che potrebbe affermare che dei vaccini sperimentali possano essere resi obbligatori (magari anche sui bambini) senza con questo stracciare la nostra Costituzione e qualche trattato internazionale? Ne dubitiamo.

Dott. Stefano Salmè

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

Responsabile culturale dott. Stefano Salmè, nato a Udine, iscritto all’ordine dei giornalisti dal 2002. Collaboratori: dott.ssa Stefania Toffoli, prof.ssa Alessandra Pagnutti, Simonetta Vicario, Giulia Peres, Daniele Bulfone

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