La città simbolo della guerra russo-ucraina è Mariupol, strategico porto sul Mar d’Azov. La città ha assurto a questo ruolo per le terribili devastazioni seguite ai combattimenti casa per casa che hanno visto fronteggiarsi i separatisti filo-russi, i soldati russi e l’esercito ucraino.
Mariupol è sempre stata linguisticamente e culturalmente “russofona”, seppur legata anche all’identità più propriamente “ucraina”. Quando nel 2014 un colpo di stato rovesciò il governo filo-russo di Janukovic, a Mariupol ci furono ampie dimostrazioni popolari anti-maidan, che furono represse nel sangue dall’esercito ucraino.
Oggi la città appare pronta a ripartire. Il reporter italiano Vittorio Nicola Rangeloni, racconta una realtà assai diversa dalla narrazione politicamente corretta della stampa manistream italiana e occidentale: “Mariupol, due mesi dopo la resa dell’ultimo militare ucraino. Lungo la strada che porta alla città i banchetti che vendono le angurie che crescono nei campi accanto si sono sostituiti ai checkpoint dei militari. Al posto delle colonne di carri armati ora in città si incontrano centinaia di ruspe e camion. Si, rimangono ancora parecchie macerie, ma ci sono anche numerosi cantieri dove giorno e notte lavorano diverse centinaia di operai: le nuove palazzine stanno prendendo forma”.
(foto di Vittorio Nicola Rangeloni)