Parroco vuole benedire la scuola, docente lo ferma: “così si offendono le altre religioni”

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Vietato benedire la scuola, “discrimina le altre fedi religiose”. Il fatto non è accaduto in una lontana scuola americana, dove l’ossessione per il “politically correct” è arrivata a livelli di fanatismo, ma a Precenicco, nel cuore del Friuli rurale.

A conclusione dei lavori di restauro della scuola elementare, come da consuetudine, autorità civili e parroco si erano ritrovati per il “taglio del nastro”, a cui da sempre, seguiva la benedizione. Apriti cielo, una solerte docente ha proteso la mano per impedire che l’aspersorio “inquinasse” con l’acqua santa la “laicità della scuola”.

Don Cristiano Zentilini, che nel suo intervento aveva parlato del valore della tolleranza, ha dovuto rinunciare e non ha voluto in alcun modo polemizzare sul divieto impostogli.

Come è ovvio la provocazione dell’insegnante ha scatenato una ridda di reazioni politiche indignate, sulle quali però non ci soffermeremo.

Merita invece fare una riflessione sul fatto che un’insegnante si erga a interprete della Costituzione, sulla base di una presunta laicità che imporrebbe agli italiani (ma lo stesso accade in tutti i paesi occidentali) di rinunciare alle proprie tradizioni, alla propria identità, per non rischiare di offendere le culture di persone che sono arrivate da ospiti nella nostra nazione. Da che mondo è mondo, l’ospite è stato sempre considerato sacro da tutte le culture, ma deve essere la prima volta che un paese ospitante abdichi alla propria cultura per non offendere colui che ha accolto. Tutto quello di bello e originale che gli immigrati cercavano nel Belpaese, dovremmo cancellarlo sull’altare del politicamente corretto.

Tra l’altro, nella maggior parte dei casi, non sono affatto le famiglie di religione diversa a pretendere questo, ma, come nel caso di Precenicco, persone di estrazione culturale atea o laicista, convinte che il mondo debba abbandonare le culture e le identità tradizionali, a vantaggio di una sorta di “religione laica globale”.

Queste persone non riflettono la maggioranza degli italiani, anzi sono una minoranza, ma hanno il sostegno quasi generale della grande stampa e delle grandi case editoriali. Esprimono la cultura “politicamente corretta”, legata al mainstream, che ha ampio sostegno nelle scuole e nelle università.

Manifestano lo stesso brodo culturale che oggi, nelle scuole e nelle università, si erge a “guardiano del sistema” per imporre, con le buone o con le cattive, il rispetto del lasciapassare verde, contro i “sorci no-vax”, e criminalizza le opinioni di chiunque osi mettere in dubbio la narrazione dominante.

Le loro affermazioni si ammantano da decenni del colore della “tolleranza”, ma, di fatto, si sostanziano per un fanatismo manicheo che divide i “buoni” dai “cattivi”. La loro è un’idea della storia basata su una filosofia della storia progressiva, geometrica, che riesce a immaginare un futuro solo se slegato dal passato, dalle tradizioni, dalle identità, a fronte di una storia dell’Uomo che invece è sempre stata vissuta come una “catena generazionale”, dove la “memoria” viene vissuta come un elemento fondamentale nel progresso della civiltà.

Il loro modo di agire recepisce un po’ di quello spirito “rivoluzionario” giacobino che spingeva alla ghigliottina non soltanto le persone, ma anche tutto quel che era ricondubile alla tradizione, all’identità.

La loro forza è figlia della pigrizia, della vigliaccheria della maggioranza silenziosa, ma anche del sostegno micidiale della oligarchia economica globale che domina il potere politico democratico, oramai svuotato da ogni potere reale. Quello che è successo nel piccolo paese di Precenicco è il segno che nessuno potrà sfuggire alla realtà culturale che vogliono imporci.

Dott. Stefano Salmè

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

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