7 febbraio 1945 strage di Porzus. Quando i partigiani comunisti volevano consegnare il Friuli a Tito

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Il 7 febbraio del 1945 a Porzus, un centinaio di partigiani comunisti passò alle armi 22 partigiani osovani (appartenenti dalla Brigata Osoppo), rei di opporsi all’annessione del Friuli alla Yugoslavia di Tito. A guidare l’operazione che portò alla strage, fu Mario Toffanin, il comandante “Giacca”, condannato nel 1952 per la strage. Tra i giustiziati vi furono il comandante della Osoppo, Francesco De Gregori (nome di battaglia Bolla), il commissario politico Enea (al secolo Gastone Valente), Elda Turchetti, una giovane donna accusata ingiustamente di essere una spia e Guido Pasolini, fratello di Pier Paolo. Alle spalle dei comunisti italiani che fucilarono i connazionali della Osoppo, c’erano i partigiani del IX corpus Sloveno, unità dell’esercito jugoslavo alle cui dipendenze stavano i partigiani comunisti italiani della Garibaldi-Natisone. Il comportamento dei “garibaldini” non fu un fatto isolato, già dal primo dopoguerra i comunisti italiani avevano accettato il diritto degli sloveni di “separarsi dallo stato imperialista italiano”. Già nel 1944, Togliatti, tramite Vincenzo Bianco, delegato presso il Fronte di Liberazione sloveno, aveva dato il suo nulla osta all’annessione del Friuli: “Non potevo oppormi alle giuste rivendicazioni nazionali di un popolo, che da tre anni combatte eroicamente contro il nostro comune nemico e non potevo dividere – e non si può – la città di Trieste  e altri centri dal loro naturale retroterra”. L’organo ufficiale del PCI, invitava tutti i partigiani comunisti a “combattere come i peggiori nemici della liberazione nazionale del nostro Paese e, quindi, come alleati dei tedeschi e dei fascisti quanti, con i soliti pretesti del “pericolo slavo” e del “pericolo comunista” lavorano a sabotare gli sforzi militari e politici dei nostri fratelli slavi”. Nell’ottobre del 1944, fu Togliatti in persona a decidere l’incorporamento delle formazioni partigiane comuniste italiane del Friuli e della Venezia Giulia, nel IX Corpus sloveno: “I partigiani italiani riuniti il 7 novembre in occasione dell’anniversario della Grande Rivoluzione accettano entusiasticamente di dipendere operativamente dal IX Corpus sloveno, consapevoli che ciò potrà rafforzare la lotta contro i nazifascisti, accelerare la liberazione del Paese e instaurare anche in Italia, come già in Jugoslavia, il potere del popolo”. La scelta dei comunisti non fu condivisa dai partigiani della Osoppo che vollero mantenere la loro autonomia dai partigiani titini, affermando di voler dipendere unicamente dal Comitato di Liberazione Nazionale. In questo contesto nasce la decisione che porterà alla strage di Porzus, che doveva convincere le formazioni partigiane bianche e filo-italiane, a sloggiare dai territori rivendicati dai titini.

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Il Giornale di Udine

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