19 marzo. La “Festa del papà” ci ricorda il valore della paternità

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Quando un neonato stringe per la prima volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, l’ha catturato per sempre”, scriveva Gabriel Garcia Marquez.

Una definizione alquanto felice per descrivere il rapporto figlio-padre e che demolisce anche una certa vulgata vetero-femminista che vorrebbe relegare la paternità ad un ruolo secondario rispetto al ruolo della madre. Sì è vero, mentre la madre sviluppa il suo rapporto simbiotico già durante la gravidanza, il padre deve aspettare che il proprio figlio, la propria figlia, stringa per la prima volta il suo pugno. Ma quell’incantesimo sarà eterno, nessuna istituzione terrena, nessuna legge, potrà mai più spezzare quel legame.

E questo convincimento profondo ci impone di ricordare la situazione drammatica di alcuni padri, conseguenza di una cultura dominante che vorrebbe ridimensionare, se non addirittura far scomparire il ruolo che da sempre la natura affida alla paternità.

E’ difficile che i grandi giornali, dominati dalla cultura “politicamente corretta”, ricordino le  condizioni dei 4 milioni di padri separati. E’ raro che i massmedia riportino le drammatiche condizioni di circa un milione di padri separati che vivono sotto la soglia di povertà, come conseguenza della separazione. E’ una chimera che il sistema dei massmedia mainstream ricordi la tragedia dei circa 200 padri separati che, ogni anno in Italia, ancor prima della situazione di povertà, per l’impossibilità di continuare a svolgere il proprio ruolo di padri, decidono di togliersi la vita.

Nella giornata dedicata ai papà, forse la società dovrebbe interrogarsi su quanto i guasti culturali della nostra società, evidenti a tutti, siano anche il frutto del tentativo di marginalizzare il loro ruolo.

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

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