“Dietro il dolore”. Il docufilm che cerca la verità sui morti Covid

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Due ore e un quarto che, dicono chi l’ha visto, non ti fanno respirare.

Due ore e un quarto che, i bene informati, assicurano: ti perseguiteranno. O meglio dovrebbero perseguitare i responsabili.

Due ore e un quarto per raccontare una verità scomoda, testimoniata e certificata da cartelle cliniche e perizie medico legali. Una pellicola che ha scontato e sconterà la mannaia della censura e del silenzio.

“Dietro il dolore”, presentato in questi giorni al festival di Cannes, è nato grazie al desiderio di rendere giustizia pubblica a chi ancora è rimasto invisibile: i familiari delle vittime del covid, o meglio, come preferisce definire il friulano Stefano Castenetto, l’ideatore dell’iniziativa, le vittime delle mancate cure, della terapia ministeriale ‘tachipirina e vigile attesa’, degli ordini dall’alto…

A firmare il documentario è il famoso regista, attore e sceneggiatore Luca Secci, volto noto per aver interpretato il brigadiere Martinadonna, personaggio principale in “Il furto del secolo: la genesi di Mafia Capitale”, il primo ad aver girato un film sperimentale esclusivamente con l’utilizzo di uno smartphone (The Supernatural), avvezzo agli argomenti scomodi e potenzialmente forieri di conseguenze poco piacevoli.

Abbiamo incontrato Castenetto per capire il perché di questa operazione finalizzata a squarciare il velo di Maya.

Com’è nato il progetto?

“Sono stato travolto da centinaia di testimonianze da tutta Italia, almeno 600. Non potevo stare zitto. Penso che 180 mila vittime valgano più di qualsiasi motivazione”.

Quante ne avete selezionate per la pellicola?

“Una decina circa: voglio sottolineare che tutte le storie sono vere, reali. Nulla è ricostruito o ‘ispirato a’. La verità pura e cruda. Sono testimonianze supportate da documentazione scientifica, da cartelle cliniche e perizie medico-legali che ovviamente abbiamo visto e studiato. Storie autentiche che ti lacerano”.

I tempi per la realizzazione?

“Direi record: abbiamo iniziato a febbraio di quest’anno, terminato a fine aprile. La verità non può attendere”.

Un nome di tutto rispetto come regista e anche attore: Secci, in arte Jack Lucas.

Una carta da novanta…

“Anche lui, come me, vuole svegliare l’opinione pubblica”.

Che cosa emerge dalla cartelle cliniche finite ‘dentro’ il lavoro con la voce e i volti dei familiari di chi non c’è più?

“Abbiamo le prove di persone su cui è stata fatta l’eutanasia, o meglio persone che sono state uccise per essere più precisi, perché l’eutanasia si chiede e si sceglie, in questi casi non è andata così”.

Solo storie di vittime, come mai?

“Perché sono i morti per mancate terapie, protocolli errati, morti perché entrati in ospedale per una ustione e non sono più usciti (tante le testimonianze di chi era entrato in pronto soccorso per tutt’altro e si è trovato con i polmoni bruciati), o meglio sono finiti dentro un sacco nero senza il conforto e la vicinanza dei loro cari, senza nemmeno l’estrema unzione, senza la possibilità di essere visti un’ultima volta dai familiari e, in molti casi, perfino senza la possibilità di celebrare i riti funebri”.

Non sarà semplice trovare un distributore, vista l’omertà ancora imperante…

“In ogni caso noi non ci fermeremo: a luglio verrà presentato a Roma e poi lo porteremo in giro ovunque, in nome del nostro motto Verità e Giustizia. I proventi del docu-film verranno devoluti interamente ai familiari delle vittime per supportarli nelle cause legali”.

In attesa di processi giusti e della punizione dei colpevoli.

Irene Giurovich

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

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