La poliziotta al sequestratore egiziano: “vieni da me, io sono una mamma”

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Tutto è bene quel che finisce bene sostiene un’efficace espressione popolare e fortunatamente il sequestro di una guardia giurata da parte di un egiziano nel Duomo di Milano ha avuto un lieto fine. Ma le immagini che riproducono la trattativa (durata quasi 9 minuti) tra gli agenti e il sequestratore, lasciano l’amaro in bocca ed una inquietante sensazione di insicurezza per il cittadino. Un nugolo di poliziotti dapprima inquadrano con le pistole il sequestratore che brandiva il coltello alla gola della guardia e poi iniziano una caotica trattativa senza regista, dove ogni poliziotto coinvolto si improvvisava.

Infine la parte finale con l’unica poliziotta presente che per convincere il sequestratore a liberarsi del coltello con cui minacciava la guardia giurata costretta in ginocchio, usa uno stile più consono allo studio della Barbara D’Urso: “Io sono una mamma, sono una mamma”, ripete più volte. La poliziotta arriva al punto di slacciarsi il cinturone: “vuoi che tolgo il cinturone? lo tolgo via”.

Una gestione a dir poco singolare, come ogni cittadino può verificare dalle immagini del video che circola in rete, interrotta solo dalla prontezza di un poliziotto che nella frazione di secondo in cui il sequestratore ha abbassato la guardia, si è scaraventato sull’egiziano e lo ha immobililizzato.

Prevediamo che a seguito del lieto fine tutti i protagonisti racconteranno di aver recitato una parte fino alla conclusione positiva. L’impressione invero è quella di una polizia italiana che sulla scia di quel che è avvenuto in America (con l’omicidio di George Floyd), viva una condizione psicologica prossima al collasso e alla paralisi (come è provato anche dalla vicenda del poliziotto che a Vicenza ha bloccato per il collo un cubano che rifiutava di farsi identificare dopo aver dileggiato i poliziotti ed è finito nel mirino dell’opinione pubblica filo-immigrazionista a prescindere).

Altro che taser, al prossimo sequestro gli agenti saranno costretti ad offrire fiori e pasticcini.

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

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