L’Accordo triennale (2021-23) tra la Regione e le associazioni rappresentative degli erogatori privati accreditati è il tentativo di frenare l’esodo di pazienti friul-giuliani in altre regioni italiane. Secondo l’assessore regionale Riccardi, su oltre 91 milioni di euro di “fuga” dal Friuli Venezia Giulia, ben 56 sono andati verso il Veneto.
Per bloccare questa emorragia di risorse e recuperare le lunghe attese accumulate durante la pandemia, la Regione Fvg ha deciso di puntare sulle strutture private. Le risorse che saranno messe a disposizione dalla Regione sono pari a 16 milioni di euro.
All’atto pratico le Aziende sanitarie, nell’ambito del progetto già illustrato nei giorni scorsi a Cgil, Cisl e Uil, potranno contrattualizzare con i privati accreditati le prestazioni con
elevata lista d’attesa e che incidono sulla fuga extraregionale, con l’obiettivo di recuperare la spesa privata accreditata che la Regione paga al privato di altre regioni. Le Aziende sanitarie,
con Arcs (Azienda regionale di coordinamento per la salute) e la Direzione centrale Salute, monitoreranno i dati delle liste d’attesa e della fuga; al contempo verificheranno l’efficacia
delle azioni mirate alla riduzione dei tempi per le prestazioni e, conseguentemente, al contrasto dei flussi fuori regione.
La decisione assunta, se da un lato conferma l’orientamento privatistico della giunta Fedriga, è anche la prova della situazione gravissima rappresentata dalle liste d’attesa che i cittadini friulani toccano direttamente sulla loro salute. La scelta di privilegiare la sanità privata è una sorta di resa della nostra sanità pubblica e non induce certamente a guardare con più ottimismo al futuro.
