La storia misconosciuta della morte di Raffaello, figlio di Giovanni da Udine

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Vi racconto una storia che, credo, pochi conoscono.
Il grande pittore, scultore, architetto, decoratore ecc. ecc. Giovanni da Udine ebbe numerosa prole (una dozzina di figli, mi pare).
Il terzogenito, nato nel 1539, venne chiamato Raffaello (Raphaiello) in onore all’immenso Raffaello con cui Giovanni collaborò a Roma? No, in onore al padrino di battesimo. Ma di sicuro il Ricamatore un pensierino al pittore lo aveva fatto.
Raffaello era il suo figlio preferito, su cui aveva riposto grandissime speranze. Tanto per cominciare già a sette anni venne tonsurato e gli fu dato un titolo in canonicato. Venne mandato a scuola dai migliori maestri di Udine.
Ma i sogni del padre vennero infranti: il giovane si dette alle frequentazioni oziose delle osterie e ai furti. Nel 1557, non sappiamo il motivo preciso, venne bandito per due anni dalla diocesi di Aquileia e se ne andò a Roma. Dopo un anno e mezzo tornò a Udine dove evidentemente qualcuno lo aspettava per pareggiare qualche conto in sospeso.
Il fattaccio successe sotto i portici di palazzo Sacchia (vedi foto), vicino alla Loggia del Lionello, come ci racconta Giovanni da Udine stesso:
“Il ditto Raphaiello fu ferito a morte, pasatoli una cosia (coscia) chon un spedo insiem chon la borsa deli testicoli in Udene, apreso il palazo dela Tera, soto el portego del Sachia”.
Questo successe quasi cinque secoli fa e fa una certa impressione pensare che i portici, il palazzo, il soffitto sono gli stessi che vediamo noi oggi.
Probabilmente questo fu solo uno dei tanti episodi se Giovanni arrivò a diseredare Raffaello e a scrivere nel testamento che nemmeno se avesse avuto figli, questi avrebbero ereditato (“ma lo dito canonico se lavese figli laso niente a bastardi ne maschio ne femina”).
Le avventure di Raffaello, che per le strade di Udine ne ha combinate di tutti i colori, continuano nella prossima puntata…
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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

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