La Svezia che non ha voluto il lockdown, oggi ha la migliore situazione in Europa

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Furono molti (anche tra i virologi italiani) a criticare la scelta del governo svedese di non omologarsi alle ricette che arrivavano dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Quando tutti gli stati europei imposero forme di “lockdown” forzate, la Svezia puntò invece sulla responsabilità sociale e su una corretta informazione ai propri cittadini.

Non si videro quindi pattuglie di militari a controllare l’utilizzo delle mascherine o il rispetto del confinamento in casa come avvenne in Italia e nella maggior parte dei paesi europei. Più o meno la situazione nelle strade, negli uffici e negli esercizi commerciali, rispecchiò l’andamento europeo ma questo è avvenuto appunto con il consenso dei cittadini e senza decreti liberticidi.

Oggi quando in tutti i paesi europei i contagi (nella maggior parte dei casi asintomatici) tornano inevitabilmente a crescere con le riaperture scolastiche, in Svezia i dati rimangono bassi.

Anders Tegnell, il principale epidemiologo svedese, in un’intervista all’emittente France-24 ha affermato che: “alla fine vedremo che differenza farà avere una strategia più sostenibile, che si può mantenere a lungo, invece della strategia di chiudere, apriree chiudere più e più volte”.

Nel complessp la Svezia ha avuto 5.800 decessi (10 milioni di abitanti), una percentuale di circa lo 0,06%, leggermente migliore dell’Italia, che però ha dovuto pagare lo scotto di un lockdown che produrrà una perdita di ricchezza nazionale di circa il 10%, oltre che un precedente pericoloso per le libertà individuali e costituzionali.

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

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