“Scandalizzate per gara mangiatrici di banane ma non per le discriminazioni verso i non vaccinati”

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Evviva, evviva! Ho scoperto che esiste in regione una Commissione per le pari opportunità. Tale piccola, ma gioiosa epifania personale è il frutto di un frutto: la banana, special guest di una manifestazione tenutasi il 2 agosto scorso, in cui, poverina, veniva ingoiata.

E’ la conseguenza alimentare della sua eterna valenza metaforica, che, d’altra parte, l’ha resa protagonista di una ampia letteratura minore. “L’unico frutto dell’amor” è la protagonista del tormentone “Ma ‘ndo Haway, se la banana non ce l’hai…” splendidamente cantato da Monica Vitti ed Alberto Sordi in “Polvere di stelle” (1973) e che ci fa ricordare che esiste(va?) un Italia ben scudata dal senso del ridicolo e, quindi, capace di prendersi gioco di se stessa.

Comunque (evviva!) la Commissione per le pari opportunità esiste. E’ una istituzione importante: “Organo consultivo del Consiglio e della Giunta regionale e cura il controllo e l’effettiva attuazione nel territorio regionale dei principi di eguaglianza e di parità sociale” (come recita l’apposito sito) e la cui Presidentessa non ha perso l’occasione di stigmatizzare l’ingloriosa fine del frutto nell’evento citato.

A fronte di tale ultimo pronunciamento, ho sentito il suo lacerante silenzio per tanti mesi, in cui bambini venivano discriminati per il semplice fatto di non essere vaccinati. Quando, come sentito da più voci, i pazienti venivano inseriti in doppie liste: vaccinati e no ed i secondi erano gli eterni ultimi. Un periodo in cui padri e madri di famiglia venivano sospesi e perdevano l’unica fonte di sussistenza per non essersi piegati al ricatto vaccinale: “il frutto dell’amor” (come una banale banana).

Perché, gentile Presidentessa, non ha trovato mai il tempo, in un anno ormai, di far sentire la sua ispirata voce? Mi risponderà, probabilmente, che era guidata dai teoremi di Draghi: “Chi non si vaccina muore e fa morire” e “Il gren pass è lo strumento per stare sicuri”. Teoremi antiscientifici e del tutto infondati, come l’esperienza dell’anno trascorso ha ampiamente dimostrato. Ma, ed è un punto fondamentale, lo si sapeva già allora: Antony Fauci, il guru del programma vaccinale statunitense (e quindi non un ottuso “novax”) ricordava il 29 luglio 2021, contemporaneamente all’enunciazione dei teoremi draghiani, che i vaccinati contagiano quanto (se non di più) dei non vaccinati. Perché non ascoltare anche la sua voce ed adempiere al mandato di “curare il controllo e l’effettiva attuazione nel territorio regionale dei principi di eguaglianza e di parità sociale”?

Principi sistematicamente violati, come una raffica di sentenze di tribunali (ne ho contate almeno una trentina) sempre più frequenti ed omogenee attestano. Si riconosce che “il green pass non ha alcun fondamento sanitario” (Tribunale di Firenze) e che “l’obbligo vaccinale non appare idoneo a raggiungere lo scopo che si prefigge“ (Tribunale di Padova); dunque “l’esito del bilanciamento dei rilevantissimi interessi coinvolti ….. conduce a un risultato implausibile” (Sezione 1 del T.A.R. Lombardia).

Conseguentemente, si va dall’obbligo del repêchage dei “non vaccinati” (Sez. Lavoro del Tribunale di Benevento) al loro riallocamento in altra posizione (Tribunale di Velletri, Tribunale di Termini Imerese) perché “la sospensione del lavoratore senza retribuzione costituisce l’extrema ratio” (Tribunale di Benevento), solo per citarne alcuni. Ma il punto forte è che vengono sollevati dubbi sulla legittimità di diversi articoli. La Sez. Lavoro del Tribunale di Padova emette il 7 dicembre 2021 un’ordinanza di rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, “con riferimento alla compatibilità con il regolamento europeo numero 953/2021” (norma di diritto superiore a quella nazionale) che esplicitamente prevede l’assenza di discriminazioni nei confronti di colori che avessero deciso per scelta di “non vaccinarsi”. Analogamente la Sezione giur. del Consiglio di Giustizia amministrativa Sicilia il 22 marzo rimette alla Corte Costituzionale la questione della sospensione dal lavoro e dalla retribuzione nei confronti di chi non adempie all’obbligo vaccinale perché “il complesso normativo …  si pone in tensione …  con gli articoli 3, 4, 21, 32, 33, 34 e 97 della Costituzione”.

E’ questione di intelligenza rivedere le proprie posizioni e di dovere istituzionale della Commissione Pari Opportunità affrontare le discriminazioni imposte, se non altro per favorire un clima di convivenza civile. Contando sulla sua intelligenza e senso istituzionale, mi permetta una chiusa (inelegante, ma scanzonata ed al livello dell’intera storia): senza “romperci la banana” per inezie.

 

Mario Gregori

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

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