Mammografia e sieri Covid. Meglio rinviare ma nessuno lo dice

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Bulimia di informazioni. Nessuna informazione.

In un’epoca come la nostra, caratterizzata da un overdose di iper-informazioni (spesso contraddittorie fra loro, incomplete e parteggianti la narrazione mainstream), ci si imbatte – come da varie segnalazioni ricevute – in vuoti informativi di una certa gravità i cui risvolti ricadono direttamente sulla salute delle persone. Un esempio è dato proprio dall’esame di screening fondamentale per la diagnosi precoce del tumore al seno: la mammografia. Che, al pari di altri screening, se eseguito regolarmente (ogni anno dopo i 50 anni secondo il piano regionale del FVG, sebbene vari medici raccomandino di iniziare subito dopo i 40 anni), può salvare la vita di molte donne. Ebbene, a parte che, contattando il Cup regionale, i primi appuntamenti su Udine slitterebbero all’estate del 2023 (questo succedeva già telefonando ad ottobre 2021, quindi alla faccia dell’anno di scadenza), si riesce a trovare, andando fuori Udine, qualche – raro – appuntamento, risultato soprattutto di disdette dell’ultimo momento. Peccato, però, che nessuno ti chiede se e quando, nell’eventualità, ti sei sottoposto ai sieri anti Sars-Cov2. Nessuno.

Come mai chi dovrebbe porre questa cruciale preliminare domanda, non la formula? Ebbene, pochissimi sanno che la comunità scientifica, almeno quella che si riconosce nell’Istituto farmacologico Mario Negri (non certo tacciabile di no-vaxismo), raccomanda di rinviare la mammografia “se hai ricevuto da poco la prima o la seconda dose del vaccino anti-Covid”, e immaginiamo ancora di più dopo l’eventuale terza…

Ed ecco illustrate le ragioni del rinvio caldeggiato: “Tra gli effetti collaterali della vaccinazione, infatti, c’è la possibilità di un ingrossamento dei linfonodi ascellari o sopraclavicolari, in gergo tecnico adenopatia regionale. Soprattutto se ci si è sottoposte a vaccino a vettore virale. Il rischio potrebbe essere che, a causa di un eventuale ingrossamento post vaccino, il reale motivo della adenopatia venga sottovalutato, soprattutto in ambito oncologico”.  Quindi, si deduce che i sieri, soprattutto quelli a vettore virale – ma si includono, a logica, anche quelli ad mRna, altrimenti li avrebbero esclusi esplicitamente dall’elenco – sono responsabili di un probabile ingrossamento dei linfonodi, tanto da prefigurare l’adenopatia.

Ne prendiamo atto.

Allora, quanto tempo dovrebbe trascorrere dalla puntura alla mammografia? Leggiamo: “L’intervallo di tempo consigliato è dalle 4 alle 6 settimane”.

Allora, sarebbe necessario che qualcuno informasse del rinvio gli addetti alle prenotazioni e le stesse Cliniche in cui si effettuano i test, in modo che si forniscano a chi deve eseguire la radiografia notizie corrette che, al momento, nessuno sta fornendo.

All’interno delle Faq del “Mario Negri”, la risposta alla domanda termina in questo modo: “Comunque sempre meglio informare il medico curante e il centro dove si effettua la mammografia dell’avvenuta vaccinazione prima di effettuare l’esame radiografico”.

I Cup non chiedono. Le Cliniche nemmeno. Le donne non lo sanno. I medici neppure.

Come e chi informa chi?

Irene Giurovich

 

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

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