Prima vittima innocente della App Immuni: “mi hanno messa ai domiciliari senza ragione”

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Non proprio uno spot a favore della App Immuni quello che è capitato ad una signora di Bari: la 63 enne aveva scaricato la App per senso civico ma ha dovuto amaramente ricredersi, dopo che la Asl l’ha costretta ai “domiciliari” per un presunto contatto con una persona positiva.

La vicenda conferma le pecche che la tecnologia basata sul bluetooth aveva evidenziato fin dall’inizio. La signora ha raccontato la sua vicenda, ripercorrendo la sua giornata al mare, rispettando sempre scrupolosamente la distanza interpersonale, l’uso della mascherina e il lavaggio delle mani. Convinta quindi di non essere sicuramente positiva al Covid 19.

Nel pomeriggio della giornata incriminata però, l’applicazione scaricata ha inviato un segnale di allerta (la App segnala i potenziali “contatti” a rischio con i quali si è stati in contatto per 15 minuti nelle ultime 24 ore)e un codice da inviare al medico di base. Il giorno seguente il medico di famiglia ha informato (come da protocollo) l’Asl competente, che ha immediatamente inviato una mail e telefonato alla signora, “imponendole” l’obbligo della quarantena per 15 giorni. A nulla sono valsi i tentativi di farsi fare un tampone per provare di non essere stata contagiata. I test non possono garantire una “patente d’immunità” e quindi il protocollo prevede un’unica soluzione, “arresti domiciliari” per 15 giorni.

“Sono agli arresti ma senza aver avuto nemmeno diritto a un regolare processo” è il commento finale della signora.

Buona App Immuni a tutti!

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Il Giornale di Udine

Eredi morali del “Giornale di Udine” fondato nel 1866 da Pacifico Valussi.

Responsabile culturale dott. Stefano Salmè, nato a Udine, iscritto all’ordine dei giornalisti dal 2002. Collaboratori: dott.ssa Stefania Toffoli, prof.ssa Alessandra Pagnutti, Simonetta Vicario, Giulia Peres, Daniele Bulfone

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